Articolo pubblicato dal sito www.buonanotizia.org
In questi giorni ci siamo incontrati con Christian Pilz, direttore di OM Italia, il quale ci ha parlato del suo recente viaggio in Grecia, nel campo profughi di Idomei (dove a breve conta di tornare), dove sono ammassati 13.000 profughi, in fuga dalla guerra. Abbiamo chiesto a Christian di farci un breve resoconto della sua esperienza. << “Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do.” Atti 3:6 Mai questo versetto mi era stato cosi presente e carico di significato come nella settimana di Pasqua, quando mi sono recato nel campo profughi di Idomeni, in Grecia. Io vengo da un paese in cui si è abituati a curare i dettagli e mantenere tutto sotto controllo, avendo al disponibilità di denaro e di ogni altro strumento. Ora mi trovo invece in un campo profughi, che è fuori di ogni immaginazione.
Circa 13.000 persone (si stima 5.000 dei quali bambini) che vivono in tende senza elettricità, senza materassi morbidi, ne’ acqua pulita “in casa”. Prima era freddo e umido, il terreno era bagnato e fangoso. Con l’arrivo del sole le giornate sono più calde, e tutti qui sono di questo contenti. Ma solo fino a quando non ci si rende conto che ora i pochi alimenti disponibili deperiscono più rapidamente. Ci si ammala facilmente e le malattie si propagano rapidamente. No, le 13.000 persone non stanno in Grecia per una vacanza in campeggio; ne’ hanno deciso di fare un bel viaggio in Europa, per godere il suo verde e le sue bellezze naturali. Sono in fuga da un regime spietato e dalla guerra nel loro paese. Molti hanno perso tutti i loro beni. Altri almeno sono riusciti a prendere le cose di valore e i vestiti. Ma tutti hanno rischiato la vita. Prima, durante la fuga del loro paese, poi durante il viaggio per attraversare la Turchia, ed infine in barca per raggiungere le isole greche. Quando finalmente una volta arrivati pensavano di potere godere un po’ di tranquillità, si rendono invece conto che l’Europa è spietata come i governi nel loro paese d’origine. Solo parlando con le persone nel campo, ci si rende conto della dimensione della tragedia, e di quanto noi siamo impotenti davanti a tutto questo .
I bambini raccontano delle loro esperienze e ci mostrano i loro disegni. Una donna incinta di sei mesi chiede un medico. È il suo primo figlio e non ha fatto nessuna visita medica. Visitiamo un’altra donna con la sua bambina, nata da 11 giorni in una tenda senza alcuna assistenza medica. Il più grande desiderio delle donne? Una semplice doccia. Per più di un mese non hanno avuto questo piacere. Gli uomini fanno 2-3 ore di coda per ogni pasto; un piatto di riso (senza sale); chiaro, quando ce n’è a sufficienza per tutti. La situazione è difficile da descrivere. Che fare? Siamo un gruppo di 8 persone in una città di 13.000 persone. Che differenza possiamo fare? Andiamo dai contadini locali e compriamo le mele, da distribuire alle famiglie; ci adoperiamo nella raccolta della spazzatura … Ma tutto questo è solo una goccia nel mare. E mi torna alla mente il versetto degli Atti degli Apostoli: “Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do.”
Passiamo tempo con le persone, parliamo, ridiamo, beviamo il tè insieme e giochiamo con i bambini. Distribuiamo Vangeli e Nuovo Testamento. Siamo sorpresi dalla gioia con cui vengono ricevuti. Motiviamo un gruppo di docenti siriani per avviare una scuola per i bambini e andare avanti nel miglior modo possibile con la vita “normale”. All’inizio sono scettici, ma una settimana dopo, iniziano una scuola per bambini da 6 a 10 anni di età. “Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do.” Pietro si stava recando al tempio a pregare, quando ha pronunciato questa frase. Era un cristiano, andava in chiesa e aveva una relazione viva con Gesù. Pietro ha dedicato del tempo a chi gli chiedeva l’elemosina all’ingresso del tempio. Si è fermato, ha visto il paralitico, lo ha guardato e gli ha rivolto la parola. Quest’uomo aveva una casa dove poter andare ogni sera. La Bibbia dice che era accompagnato ogni giorno al tempio.
Idomeni, 13.000 persone che la sera non possono tornare a casa così facilmente. Ma noi cristiani europei siamo diventati bravi a distogliere lo sguardo. Mentre passiamo, lasciamo cadere qualche elemosina, poi chiudiamo rapidamente la porta e alziamo il volume della TV, in modo da non sentire i colpi di chi bussa. Dove sono i “Pietro”? Coloro che si fermano, che vedono i bisognosi e si prendono cura delle persone? Ciò che Dio ci ha dato, ciò che Gesù ha fatto per noi, non ci muove come avvenne per Pietro? Lui sapeva che questo vale molto di più dell’oro e dell’argento. Quando mi trovavo tra le 13.000 persone nel campo profughi, mi sono improvvisamente preoccupato per l’Europa. Che cosa c’è successo? L’amore per Gesù non ci dovrebbe spingere ad agire?>>